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Pina Kalc (Josipina Kalc)
Opicina (Trieste), 19/02/1915
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Se ha identificado a Pina Kalc con Dina, la
protagonista no correspondida de Atti
impure: En una entrevista de Silvano Goruppi confiesa: Io
ho amato Pier Paolo, gli ho sempre voluto bene, anche quando non eravamo più
vicini, ma il mio è sempre stato unicamente un sentimento fraterno, mentre la
Dina del libro è e una ragazza disperatamente innamorata di lui, che soffre per
non essere corrisposta e che non potrà mai esserlo a causa delle particolari
tendenze sessuali della persona amata, che lei però non afferra (L’Unità, 10/01/1985)
Eravamo ambedue giovani — ricorda la Kalc — ci accomunava l'amore per la musica
e la poesia e fra noi due nacque subito una affettuosa amicizia
che si andò via via trasformando in un fecondo sodalizio
artistico, interrotto solo nel 1945 quando mi unii alla Orchestra
filarmonica triestina che stava per trasferirsi in blocco in Jugoslavia. (Ibidem) |

Pasolini imparò a conoscere Bach al punto di
amarlo e dedicargli due
originalissimi scritti che la Kalc conserva e che
a tutt'oggi sono inediti: uno «Studio sullo stile di Bach» ed un'analisi del «Siciliano», che è il
terzo tempo della suonata n°1 in Sol minore. - Durante la sua permanenza a Casarsa
Pina Kalc diresseun coro giovanile sorto per idea di Pasolini che «era un
precursore— ebbe una
straordinaria capacità di intuizione anche in
campo musicale» e conobbe anche Giovanna Bemporad — all'epoca ancora studentessa, ma già
brava poetessa —. ma non le
risulta che Pier Paolo fosse innamorato di lei come si è detto.

[...] La
conobbi nel febbraio del ’43. Subito dopo mi divenne necessaria per il suo
violino (3); mi suonò dapprima il moto perpetuo di Janácek che divenne quasi un
motivo del nostro incontro, e si ripeté in molte occasioni. La
ricordo perfettamente nell’atto di suonarlo, con la gonna blu e la camicetta
bianca. Ma presto cominciò a farmi udire Bach: erano le sei sonate per violino
solo, (4) su cui emergevano, ad altezze disperate, la ‘Ciaccona’ (A) e il ‘Preludio’ della III; il Siciliano (B)
della I. Le centinaia di sere che abbiamo trascorso insieme, dal ’43 all’estate
del ’45 quando, finita la guerra ripartì per la Jugoslavia, mi danno la solita
disperazione dell’inesprimibile, del troppo unico; tuttavia resta la musica
come qualcosa di solido, di avvenuto senza equivoco e che riassume tutta la
nostra tempestosa amicizia [...]
"Quaderni rossi del ‘46", in Nico Naldini, Pasolini, una vita, Einaudi, Torino 1989.
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