Orazione
di Moravia ai funerali di
Pasolini
Poi abbiamo perduto
anche il simile. Cosa intendo per simile: intendo che lui
ha fatto delle cose, si è allineato nella nostra cultura, accanto ai
nostri
maggiori scrittori, ai nostri maggiori registi. In questo era simile,
cioè era
un elemento prezioso di qualsiasi società. Qualsiasi società
sarebbe stata contenta di avere Pasolini tra le sue file.
Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel
mondo,
ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo (applausi).
Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi
che
conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe esser sacro. Poi abbiamo
perduto anche un romanziere. Il romanziere delle borgate, il
romanziere dei ragazzi di vita, della vita violenta. Un romanzi
anch’essi esemplari, i quali accanto a
un’osservazione
molto realistica, c’erano delle soluzioni linguistiche, delle
soluzioni,
diciamo così, tra il dialetto e la lingua italiana che erano anch’esse
stranamente nuove.
Poi
abbiamo perso un regista che tutti conoscono no? Pasolini fu la lezione
dei giapponesi, fu la lezione del cinema migliore
europeo. Ha fatto poi una serie di
film alcuni dei quali sono così ispirati a quel suo realismo che io
chiamo
romanico, cioè un realismo arcaico, un realismo gentile e al tempostesso
misterioso. Altri ispirati ai miti, il mito di Edipo per esempio. Poi
ancora al
grande suo mito, il mito del sottoproletariato, il quale era portatore,
secondo
Pasolini, e questo l’ha spiegato in tutti i suoi film e i suoi romanzi,
era
portatore di una umiltà che potrebbe riportare a una palingenesi del
mondo. Questo mito lui l’ha illustrato anche per esempio
nell’ultimo film, che si
chiama 'Il Fiore delle Mille e una notte'. Lì si vede
come questo
schema del sottoproletariato, questo schema dell’umiltà dei
poveri,
Pasolini
l’aveva esteso in fondo a tutto il Terzo mondo e alla cultura del Terzo
mondo.
Infine, abbiamo perduto un saggista.
Vorrei
dire due parole particolari su
questo saggista. Ora il saggista era anche quello una nuova attività e
a cosa
corrispondeva questa nuova attività? Corrispondeva al suo interesse
civico e
qui si viene a un altro aspetto di Pasolini. Benché fosse uno scrittore con
dei fermenti decadentistici, benché
fosse estremamente raffinato e manieristico, tuttavia aveva
un’attenzione per i
problemi sociali del suo paese, per lo sviluppo di questo paese.
Un’attenzione
diciamolo pure patriottica che pochi hanno avuto. Tutto questo l'Italia l’ha
perduto, ha perduto un uomo prezioso che
era nel fiore degli anni. Ora io dico: quest’immagine che mi
perseguita, di
Pasolini che fugge a piedi, è inseguito da qualche cosa che non ha
volto e che
è quello che l’ha ucciso, è un’immagine emblematica di questo paese. Cioè un’immagine che
deve spingerci a migliorare questo paese come Pasolini
stesso avrebbe voluto (applausi).
Alberto
Moravia, mercoledì
5 novembre 1975
Le
Pagine Corsare - (a cura de Bruno Esposito): Pasolini dalla "A"
alla "Z"