Prima di tutto devo ringranziare il presidente Claudio Siena e tutto il
suo team di lavoro. Ringraziamo anche tutti gli ospiti per la loro generosa
partecipazione, in particolare, Piero Colussi, presidente del Centro Studi PPP
Casara, per il suo supporto entusiasta, e Roberto Chiesi, per la sua preziosa
collaborazione nella preparazione di questo Convegno. Ovviamente, grazie a
tutti coloro che partecipano, senza la cui voce questo incontro non avrebbe
nemmeno senso. Infine, vorrei ringraziare il Consiglio di Presidenza dell'EMUI,
in particolare Michela Zanarella e Paloma Criado, che sono i veri garanti del
design e della gestione puntuale del nostro soggiorno nella Roma di Pasolini.
E questa è
la raggione del mio sogno (gettando il proprio corpo nella
lotta):
Tutto è sacro. Perche tutto è religio.
Non ecclesia. Tutto è diverso. Noi
siamo diventato diversitá. Qui ed ora. Qui è santitá. Perche tutti noi siamo
attuali nella diversitá. Adesso è l’ora della rinascita, adesso è l’ora
dell’epifania (possibile) della santità.
Perche è questa la forza del mio passato. Del nostro passato e del
nostro tempo.
Questa forza è la luce della bellezza, non appariscente, mondano. La
bellezza è solo nascosta dal designer di spazi e oggetti deperibili di piacere
per il consumo immediato. Spazi per le varie modalità di vita e la loro varia
disposizione negli spazi stessi. Posizioni di consumo di fronte a varie offerte
multimediali di seduzione, dove l'egemonia è patrimonio della televisione e
delle mode che vengono imposte all’uomo e lo distraggono dal suo obiettivo
universale che è l’accordo, l’interscambio culturale, l’amore. Le mode nel fare
e pensare. Le mode nella prospettiva di esclusione ‘attuale’. Le mode nella
gestione dei tempi di vita. Tutto è pseudo-politica e velocità. Edonismo e
chiusura, termine anticipato dell’essere umano.
Ma tutti noi siamo attuali e autentici nella diversità, perché la
diversità è un diritto non concesso, l'uguaglianza è la legittimazione di quel
diritto falsamente riconosciuto. Omologare è neutralizzare il diritto di essere
diversi, intesi come ‘tolleranza, che essa stessa omologa’. Questa è la falsa
tolleranza! Diventare tutti uguali così da essere strumentalizzati tutti
insieme perchè è in questo modo che lessere vivente non è più diverso.
L’omologazione non deve trasformare l’essere in persone tutte uguali e
non deve essere legittimata. Gli autentici processi di legittimazione non
devono essere processi di esclusione, ma di adattamento alla novità che è tutta
una sorpresa. Prevista o non prevista. Non è qualcosa che appare nell nostro
presente, è una sorpresa illuminata, bellissima ed unica nel suo genere. Che
viene da un centro periferico, benefico. L’omologazione diventa progresso con
lo sviluppo o si trasforma in una brutale riconversione del male, un vuoto
antropologico. Cito PPP: “Una perdita d'identità, d'altronde, che non offre
alla borghesia alcun motivo di riscatto”.
Non ci saranno più poveri, ma precari borghesi. Non esisterà
un'organizzazione di classe. E non sarà più possibile reclamare i propri
diritti né combattere. Solo manifestazioni di disincanto, rabbia e impotenza.
Perché la borghesia non sarà più una classe, ma il peggiore dei mali possibili.
La borghesia creerà da se stessa le contraddizioni per sopravvivere,
superandosi, andando contro gli oppositori o gli stessi alleati. Come
sottolinea Pier Paolo Pasolini: “Per borghesia non intendo tanto una classe
sociale quanto una vera e propria malattia. Una malattia molto contagiosa.”
Ci sono dei criminali perfetti collusi con autorità a cui noi diamo
credito, come i politici criminali che distruggono le speranze della gente che
li ha votati. Il crimine, tuttavia, è una notizia quando il suo autore non
rispetta le ‘regole della proprietà’ perchè se ne frega degli allarmismi
sociali, cioè le ragioni dei poveri. Povero, nel senso che ignora la sua stessa
omologazione tra i ricchi e i poveri. È una orrenda e criminale macchinazione
di chi sta al Potere. Questo è il motivo per cui il crimine di Stato non è
neanche ‘visibile’. Perché il crimine di Stato è un ‘crimine per delega",
di paternità confusa. Per un giudice, in questo caso, l'imputazione è
supportata nelle ragioni che i media diffondono.
La religione del nostro tempo è credere in una fede globale. La TV
gestita da politici che vogliono l’omologazione di massa è responsabile della
loro ‘santificazione’. Assaltare il Palazzo non è più un privilegio del
proletariato, né del sub-proletario contadino, rurale o periferico. Neanche
quando la periferia occupa il centro con le sue manifestazioni di protesta che
non potranno più avvenire. Uguale nella possibilità di consumare, come uguale
sarà l’impossibilità di trasgredire e di essere forti nelle proprie idee di
trasgressione.
Il maggio del '68 è ‘Il Caos’, che ha rappresentato la ribellione dei
giovani borghesi contro l'eredità politica e culturale dei loro genitori. È
questo il ‘Teorema’ che la famiglia tradizionale borghese non comprese, questa
famiglia borghese, non fu in grado di riconvertire il senso della modernità
nelle esigenze attuali e pratiche. È questo il messaggio di “Uccellacci e
uccellini" e di “Alì dagli occhi azzurri”. È questo il pianto di qualcuno
che ancora rabbrividisce quando arriva a La fontana delle Tartarughe. L'impossibilità
di superare quell'era del capitalismo selvaggio, e si protegge sotto l'ombrello
sociologico di una società di massa, anodina e indifferente che deve essere
omologata.
A noi non resta altro che ripensare ai dettami di Marx, logicamente
come osservatori post moderni. Dovrà essere la prassi comune quella di
ripensare alle situazioni preindustriali o premoderne. E ciò vuol dire pensare
a Pasolini, al suo alto impegno sociale nello scuotere i giovani, le masse,
ricorrendo ai mezzi che all’epoca aveva a disposizione: il giornale, il cinema,
la televisione, le interviste rilasciate, le foto, gli incontri. Ecco perché
siamo qui, in questo scenario privilegiato che ci ha offerto il Centro Enrico
Berlinguer.
Condividiamo ora una lettura di Pier Paolo Pasolini che, per molti di
noi qui presenti, potrebbe rappresentare un programma di vita, un modello che
per quanti amano la Cultura, la Letteratura potrebbe rappresentare un motto:
“La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia
debolezza. La nostra indipendenza, è essere qui ora. In questa Borgata della
ragione e della lotta. E lo faccio pensando a chi non è qui oggi, come avevo
programmato: Angela Felice. Perché tanto per lei, quanto per noi, per un marxista la morte non
entra in considerarazione.
(Per chi non la conosceva: Angela Felice era, fino alla sua recente
morte, impegnata e generosa direttrice del Centro Studi PPP di Casarsa della
Delizia ereditando la fitta documentazione di Angela Molteni, amica di Pier
Paolo Pasolini)
Román Reyes Roma, 29 ottobre 2018
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